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Dal T.E.M. al T.A.M. Oltre il temporary export manager.

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Temporary Export Manager vs. Temporary Area Manager


Il temporary export manager in Italia ed all’estero

La diffusione del temporary export manager come figura innovativa nel panorama delle professionalità manageriali in Italia è cresciuta negli ultimi anni in modo molto importante. Si stima che ci siano circa 2.000 temporary export manager attivi in Italia e che assistano circa 12.000 piccole e medie aziende italiane nello sviluppo sui mercati internazionali. Inoltre moltissimi consulenti commerciali, pur non essendo specialisti, svolgono anche attività molto vicine ai temporary export management.

Nel resto d’Europa, invece, vuoi per diverse regolamentazioni del mondo del lavoro, vuoi per il diverso ruolo delle PMI queste figure non sono cosí diffuse.

Ad esempio, abbiamo difficoltà a spiegare ad aziende tedesche che cos’è un temporary export manager e perché in Italia ne esistono così tanti.


Ma perché in Italia si parla di temporary export manager? Quali sono i vantaggi?

Il punto di partenza è chiaramente la maggior atomizzazione del tessuto economico italiano rispetto a quello internazionale. Data una struttura economica con forte presenza di PMI, i vantaggi del temporary export management in Italia sono conosciuti e riconosciuti sia dalle aziende che ne fanno uso che dalle amministrazioni pubbliche che sovvenzionano da alcuni anni progetti di temporary export management.

Elencando i benefici in ordine sparso abbiamo:

  • la possibilità di suddividere i costi delle risorse con altre aziende, sfruttando peraltro dove possibile anche sinergie progettuali
  • la disponibilità di professionalità specialistiche
  • la flessibilità contrattuale ed il carattere di progettualità

In due parole, quindi, il vantaggio principale è la possibilità per piccole e medie imprese di accedere a professionisti a cui, diversamente, per via delle limitate dimensioni, non avrebbero accesso.

In tal modo, la PMI ha la possibilità di identificare chiaramente i mercati di riferimento e di svilupparli.

E i limiti del temporary export manager?

Ma cosa succede quando un’azienda – tramite un temporary export manager, una società di consulenza o i propri export manager – identifica chiaramente un mercato di riferimento?

Il temporary export manager può essere a regime la figura giusta per gestire quel mercato?

A quel punto in effetti diventa importante disporre di figure di riferimento anche sui singoli mercati individuati che mantengano gli stessi vantaggi del temporary export manager aggiungendone uno: la localizzazione.

Due esempi concreti

Nell’ambito della nostra attività di temporary export management per aziende tedesche, abbiamo realizzato un’analisi e creato un percorso di internazionalizzazione per un produttore di microimpianti meccanici. Sulla base del nostro lavoro, l’azienda ha deciso di concentrare le risorse sul mercato cinese. A quel punto, un ulteriore sviluppo é stato possibile solo attraverso l’identificazione ed inserimento in azienda di un temporary area manager specializzato su quel territorio.

Parallelamente, per molte aziende italiane il mercato tedesco è sicuramente il mercato chiave di esportazione. La presenza sul territorio è molto importante per il cliente tedesco che deve percepire in modo netto una vicinanza concreta con il fornitore.


Dal temporary export manager al temporary area manager

La questione per i prossimi anni sarà quindi capire se in futuro anche in Italia si assisterà ad uno spostamento della figura del temporary export manager verso figure locali di temporary area manager che gestiranno il mercato direttamente in loco o se le due figure continueranno a coesistere sfruttando i vantaggi reciproci.

 

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